Dalla dinamite a Bob Dilan. Il premio Nobel tra etica e marketing

Proseguendo sul cammino culturale intrapreso con questa rubrica, e prima di addentrarci in altre curiosità storiche, facciamo una breve tappa in Svezia nel lontano 1901. È nell’anno d’apertura del cosiddetto “secolo breve” che viene istituito il famosissimo Premio Nobel, un prestigioso riconoscimento concesso a personalità distintesi per studi, scoperte e invenzioni in grado di apportare benefici all’intera umanità, creato grazie alle ultime volontà di un imprenditore molto particolare: Alfred Nobel. Come evidenziato nel sito ufficiale della Fondazione Nobel (vi semplifico il nome ed i passaggi legali), che potete visitare tramite questo link http://www.nobelprize.org/ , il geniale chimico, imprenditore e filantropo Alfred Nobel, che visse tra il 1833 ed il 1896, inventò, nel bene e nel male, la dinamite e la balistite, due potenti e famosi esplosivi usati, purtroppo, anche in campo bellico. Diventato ricco proprio grazie all’enorme diffusione della dinamite, che non era il suo unico brevetto, presto si rese conto di cosa volesse dire essere l’inventore di uno strumento di morte. A causa di un incidente, nel quale perì il fratello, Nobel si ritrovò improvvisamente ad essere “morto sulla carta stampata” per un errore dei giornalisti, e la notizia, quindi equivocata, fu subito accolta con gioia, scatenando furibonde polemiche che lo fecero letteralmente rabbrividire. Nel necrologio apparso in un giornale francese lesse, ad esempio, “Le marchand de la mort est mort” (il mercante di morte è morto), una definizione piuttosto chiara della mancanza di stima che tanta gente provava per lui. Questo episodio, che gli mostrò la vera natura dell’eredità morale che avrebbe lasciato ai posteri, lo convinse ad invertire immediatamente la rotta. Oramai il danno era fatto, e le sue invenzioni di certo non potevano essere cancellate dalla storia, ma si poteva almeno sperare di favorire in qualche modo il bene proprio con i soldi ricavati da quell’invenzione malefica. Il discorso è moralmente complicato, e su questo tipo di valutazioni possiamo soprassedere in questa sede, ma risulta utile chiarire almeno le intenzioni di questo personaggio, che purtroppo, a mio giudizio, vengono tuttora strumentalizzate come accaduto nel 2016 con l’ultimo inatteso premio concesso al musicista americano Bob Dylan. Resosi conto, appunto, dell’eredità storica negativa che avrebbe regalato al suo nome e ai suoi discendenti, Nobel volle assicurarsi che i suoi soldi potessero premiare costantemente le eccellenze mondiali in diversi campi dello scibile umano, soprattutto in quelle materie che amava e in cui operava, nonostante venga sempre e solo ricordato per l’invenzione della dinamite. Il personaggio di Alfred Nobel è molto più ampio e complicato di ciò che si pensa normalmente, idea mediata dalla tv in modo fuorviante e limitata all’aspetto più eclatante e negativo della persona e del personaggio storico. Tra l’altro, dovremmo pure ammettere che senza dinamite non si sarebbero mai costruite importanti infrastrutture, o scavato le montagne per prelevare le preziosissime risorse necessarie al mondo intero. Insomma, come al solito ci limitiamo a guardare il nostro naso, e a ricordare che la dinamite è stata usata come arma, ma spesso dimentichiamo che un’invenzione è usata dai militari perché ne comprendono le potenzialità, ma non è necessariamente il vero scopo e obiettivo dell’inventore. Ricordo che i fratelli Wright inventarono il primo aeroplano, ma guarda caso prima dell’aviazione civile, purtroppo e come al solito, fu sviluppata l’arma aerea. Potrei continuare con mille esempi, ma l’importante è comprendere che la dinamite non è il problema, ma l’uso che se ne fece. Insomma, signori, il problema è l’essere umano…. Ritornando alla storia di Alfred, dobbiamo dire che scrisse il suo terzo testamento nel 1895 allo Swedish-Norwegian Club a Parigi, e, manco a dirlo, quando fu aperto dopo la morte scoppiarono cause legali e nuove polemiche indescrivibili. Ovviamente la famiglia si oppose, pensate un po’, perché buona parte del patrimonio, circa il 95%, doveva essere destinata alla creazione del premio che ancora oggi conosciamo. Ci vollero 5 anni prima che il riconoscimento potesse essere assegnato per la prima volta, cosa che avvenne nel 1901 dopo la morte avvenuta nella sua villa italiana a San Remo nel 1896. I suoi interessi, come descritto sul sito della fondazione, si riflettono ampiamente nel premio da lui ideato, per cui dobbiamo ricordare che egli fu anche uno scrittore/poeta attratto molto dalle arti, dalla scienza medica e dalle scienze in generale, oltre che essere principalmente un chimico. Dopo l’episodio descritto, Nobel cercò in tutti i modi di rimediare a ciò che non aveva pensato, quindi all’odio e alla cattiveria umana, e al meglio delle sue possibilità cercò di mettere una “pezza” favorendo, con la sua eredità, le migliori menti del pianeta per spingere l’umanità verso la pace, e quindi ad usare le sue invenzioni solo per fini civili e non militari. Purtroppo sappiamo bene che la dinamite ed i suoi derivati sono sempre stati usati come armi di morte e distruzione, ma il peggio, se mi permettete, è l’uso “immondo” della sua eredità morale, che si dovrebbe conservare integra nel premio che pensò e fondò tramite il suo finanziamento post mortem. Ad oggi, come spesso affermato dalla stampa internazionale, molti dei premi assegnati riflettono solo volontà politiche che spesso si discostano anni luce dall’iniziale idea di Alfred Nobel, e mi dispiace dover constatare che la sua memoria è offesa senza vergogna, dando ragione a quel giornalista francese che non comprese la vera natura del “marchand de la mort“, una natura perfettamente umana che aveva avvertito la cattiveria dell’uomo solo dopo aver inventato qualcosa che serviva a migliorare la nostra vita. Nel corso degli anni, poi, la politicizzazione e la commercializzazione del premio ha raggiunto livelli altissimi. Potrà essere anche una personale opinione, ma il premio ad Obama, primo Presidente di colore degli Stati Uniti, con un mandato che ha espresso l’incompiutezza di una mirabolante promessa di rinnovamento, è a dir poco disarmante. Obama ha, durante gli otto anni di presidenza, cercato soluzioni per un’America che ha poi lasciato ancor più divisa nella questione razziale, donando, in campo estero, una riapertura del fronte “freddo” con la Russia di Putin, anche grazie ai grandissimi disastri/fallimenti in Siria e in Ucraina. Un nobel per la pace che quindi stona totalmente con la realtà dei fatti, e semplifica, così, la volontà politicizzata di far risaltare, in base a quali trame non è dato saperlo, il buon nome di Barak Obama. Altra dimostrazione della profonda trasformazione di questa idea di premio universale è lo stranissimo e inaspettato riconoscimento al bravissimo cantautore Bob Dylan, il quale, evidentemente sorpreso da questa assegnazione, ha dato vita ad ulteriori polemiche visto il suo iniziale rifiuto del premio, poi ritirato con grande ritardo e lontano dal clamore della cerimonia ufficiale, snobbandolo a tal punto da esser definito “maleducato e arrogante”. Forse, e anche questa è opinione personale, lo stesso bravissimo cantante ha compreso che il Nobel era, doveva essere ed è un premio concesso a chi spende la propria esistenza per migliorare l’Umanità intera. Nessuno vuole togliere i meriti al geniale Dylan, ma un premio universale significa che i benefici devono interessare una platea mondiale (o quasi), ecco perché spesso il prestigioso riconoscimento è stato dato a scienziati e medici che hanno scoperto medicinali, vaccini, cure, etc. Dylan potrà essere anche un moderno filosofo/poeta grazie alle sue canzoni, brani che, però, non coprono di certo l’intera popolazione mondiale, anzi, lontano dal mondo occidentale, spesso “suonano” proprio male. L’iniziale intento di Mr.Nobel sembra essersi perduto, anche in questo caso, nella spirale del marketing occidentale, e appare addirittura mutato geneticamente per il premio ad Obama, trasformato da interessi poco chiari in riconoscimento per la pace a chi, nella realtà dei fatti, ha contribuito politicamente a destabilizzare Europa e Mediterraneo. 
Alfred Nobel fu altro. Il Premio Nobel dovrebbe essere altro. Speriamo in una netta inversione di tendenza e in una nuova completa autonomia della Fondazione che cura, post mortem, le volontà di un signore che comprese bene errori e malignità umane.

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