Il tema ecologico delle risorse, del riciclo e della sostenibilità dei consumi era tema fondamentale già durante gli anni della Seconda guerra mondiale

Le storie del ‘900, secolo di svolta per l’intera Umanità, prima in modo tragico a causa dei due conflitti mondiali, poi positivamente grazie all’evoluzione civile delle tecnologie nate a scopo bellico, sono spesso più avvincenti e attuali di ciò che possiamo immaginare. Nonostante oggi si debba combattere contro i danni decennali di un “certo mondo autoreferenziale della cultura“, il cosiddetto Secolo breve nasconde episodi incredibili che, partendo proprio dalla World War II, spiegano meglio e con fascino il vissuto e le mode attuali, la tecnologia usata quotidianamente e perfino i costumi sociali che, di primo acchito, sembrerebbero futuristica espressione del nuovo millennio. Ad esempio, come già raccontato nei miei libri (per info si consulti il sito www.icadutidipietra.it) e articoli giornalistici, il turismo di massa low cost cui siamo abituati è figlio delle prime attività ludiche delle truppe tedesche, poi trasformatosi in business grazie all’iniziativa capitalistica dei vincitori statunitensi, vissute proprio a partire dall’invasione nazista della Francia nel 1940. I casi da citare, però, sono tantissimi.

Uno stormo di Spitfire, leggendari caccia della RAF che, per riconoscersi e non restare vittime di fuoco amico, usavano un sistema a radiofrequenza. Quale? Quello RFID che oggi, miniaturizzato, usiamo ad esempio per la logistica o per l’antitaccheggio nei negozi. Pensavate fosse un aggeggio moderno, vero?

Vogliamo parlare di tecnologia? Ancora oggi ci disperiamo se suona l’antitaccheggio uscendo da un negozio, magari perché alla cassa hanno dimenticato di smagnetizzare l’etichetta o togliere quel diabolico aggeggio in plastica grigia, senza sapere che tale tecnologia proviene direttamente dagli aerei della RAF che, vincendo la Battaglia d’Inghilterra e resistendo ai tedeschi, diedero a tutta l’Europa la prima reale possibilità di sconfiggere l’onda nera del III Reich. Stiamo parlando delle etichette e dei dispositivi RFID, quelli che usiamo anche per aprire le stanze di un hotel o, in versione più evoluta, per il telepass o per pagare gli acquisti con il bancomat contactless. Ma possiamo anche ricordare il radar, il microonde, il costume dei centri commerciali, etc. Una miriade di abitudini e strumenti che crediamo, erroneamente, digitali e modernissimi.

Ma attenzione, tra le tante affascinanti storie che ci riserva il ‘900, una è perfino più attuale delle altre: il riciclo delle materie prime!

Sebbene con scopi ovviamente differenti, potremmo dire sicuramente meno nobili di oggi, tutte le nazioni coinvolte nella Seconda guerra mondiale si impegnarono a convincere i cittadini, in qualche caso a costringere, della necessità di risparmiare preziose materie prime e riciclare i materiali già usati.

Il recupero e il riutilizzo del materiale era quindi esigenza fondamentale per fronteggiare l’emergenza bellica negli anni Quaranta, soprattutto per gli States, il gigante atlantico che aveva mobilitato l’intero comparto industriale per sconfiggere i tedeschi.

L’amministrazione statunitense, da sempre capace di creare campagne mediatiche di grande effetto ed efficacia, lanciò messaggi tesi al riciclo di alluminio, vetro, gomma, carta, tessuti e metallo di ogni tipo, oli e grassi sia ad uso domestico che industriale, avviando contemporaneamente campagne antispreco sul cibo. Come ci insegnano oggi gli esperti di economia circolare, tutto è utile per consumare meno risorse, salvaguardare il pianeta ed inquinare meno, ma negli anni del conflitto ciò era ancora più vero per supportare lo sforzo bellico. Riciclando i tessuti, come cotone, seta e nylon, si potevano produrre nuovi paracadute, tende da campo, coperte e divise. Come dicevano le nostre nonne, non si deve buttare via niente, tanto che, con adeguato trattamento, da vecchi abiti, lenzuola e tovaglie si creavano preziosissimi stracci per la pulizia di mezzi e armi. In quel periodo, inoltre, ritrattando i grassi e gli oli esausti si potevano fabbricare gli esplosivi. Invece, recuperando e rilavorando vari metalli, a partire dalle lattine d’alluminio di famose bibite gassate, l’industria americana creava pannelli per blindare carri armati o aerei, come pure profilati per costruire o riparare mezzi navali, motori aeronautici, pezzi d’artiglieria o più semplicemente pistole e fucili.

Una degli iconici poster di propaganda “verde” tesi però al riciclo dei materiali ad uso bellico. “Vincere attraverso una lattina” si può….economia circolare degli anni ’40, in un periodo tragico (immagine ritenuta di pubblico dominio e usata secondo le regole del Fair Use)

Molto interessanti le campagne contro lo spreco di cibo e per le attività di volontariato dei ragazzi, tra l’altro educative, tese al recupero porta a porta proprio dei materiali metallici come le lattine d’alluminio. Le famiglie erano costantemente incentivate a crearsi propri orticelli, i cosiddetti Victory Gardens, per gravare meno sulla produzione nazionale di cibo, oltre che spinte a cucinare, quindi utilizzare, le sole risorse in grado di mangiare durante il pasto, ovviamente con lo scopo di evitare assolutamente lo spreco e nutrirsi più correttamente. «Un piatto pulito significa una coscienza pulita» e «Non prendere più di quello che puoi mangiare» erano alcuni tra i più famosi slogan contro lo spreco di cibo, ma si arrivò anche a messaggi più diretti e militaristici come «Il cibo è un’arma. Non sprecarlo! Compra intelligentemente – Cucina attentamente – Mangia tutto!», apparentemente eccessivi, ma che oggi dovrebbero essere attualissimi visto che il cambiamento climatico ci pone realmente tutti in guerra.

I Victory Gardens erano gli orticelli personali che, negli States, furono incentivati per rendere meno onerosa la produzione nazionale di cibo con autoproduzioni “domestiche”

Certo, è un conflitto contro noi stessi, contro abitudini talmente sbagliate da mettere in pericolo la sopravvivenza del pianeta, ma oramai in uno stato talmente tangibile e avanzato da farci contare giornalmente le vittime di alluvioni, frane, tornado, incendi e inquinamento di cibo, acqua e aria.

Il riscaldamento globale sta cambiando il nostro pianeta. Oggi fenomeni estremi, come vasti incendi, siccità, alluvioni, frane, tornado, etc., sono diretta conseguenza dell’inquinamento di aria, terra e mare provocato dalle attività umane

Insomma, se da una parte dobbiamo renderci conto dell’urgente necessità di salvare il nostro pianeta, tutelando noi stessi ovviamente, dall’altra dovremmo ricordare che questo grigio luogo comune sulla storia quale noioso e inutile “vezzo culturale di pochi appassionati” è, purtroppo, assolutamente errato. Per quanto possa apparire orribile, dai due tremendi conflitti del ‘900, la Grande Guerra e la Seconda guerra mondiale, abbiamo tutto da imparare. Non è solo una lezione di umanità e moralità, ma anche di scienza, tecnologia e costume sociale. Tutto ciò che siamo oggi è diretta conseguenza di quel che avvenne in quel periodo e spesso, contro ogni attesa, si scoprono cose davvero interessanti.

Buona scoperta a tutti. Magari pure attraverso i miei libri ed i miei articoli!


Author Giuseppe Russo – Tutti i diritti riservati © gennaio 2023 Riproduzione vietata

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