Tra le prime nozioni che apprendiamo da pargoli, durante l’avventura della scuola primaria, c’è quella di un’Italia quasi del tutto circondata dal mare, protesa nel Mediterraneo e diventata fulcro di incredibili avventure grazie alle marinerie delle nostre diverse belle città costiere. I porti, la cultura dell’orizzonte blu, i pescatori, le burrasche, le grandi e piccole navi, rappresentano una delle “essenze del Bel Paese“, ciò che contraddistingue l’apprezzato Italian style nel mondo. Tra le numerose espressioni di questa forte cultura del Mare Nostrum, lungo lo Stivale c’è anche un fervente e variegato panorama di musei, potremmo dire libri tridimensionali di storia e tradizioni, solitamente organizzati per caratterizzazione tematica e geografica.

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Mare Nostrum, il Mediterraneo secondo i romani

Infatti, in grandi e piccole città portuali come Napoli, Gaeta, Venezia, Palermo, Siracusa, Brindisi, Ancona o Ravenna, giusto per citarne alcune, fanno bella mostra di sé speciali collezioni che raccontano di tradizioni navali, di usi e costumi dei quartieri portuali, dell’archeologia di questa linfa produttiva nazionale che con la modernità, tra l’altro, si è legata intelligentemente alla tutela dell’ambiente marino. Insomma, le nostre coste non offrono solo gastronomia d’eccellenza e spettacolari paesaggi, ma ci donano anche il “gusto della scoperta della grande storia” grazie a raccolte diffuse come quelle esposte nel particolare Museo del Mare di San Benedetto del Tronto. Particolare perché nella famosa cittadina marchigiana c’è un vero e proprio polo museale distribuito tra lungomare, zona collinare e soprattutto la storica area del mercato ittico al porto. La brillante idea, che abbraccia e coinvolge cittadini e turisti soprattutto durante le normali attività ludiche estive, è quella di aver finalmente creato un penetrante ma silenzioso punto di contatto con un inconsapevole pubblico. Il MAM, Museo d’Arte sul Mare, una delle componenti di questo racconto imperniato nel territorio piceno, è infatti costruito direttamente al Molo sud, cioè su una caratteristica via di passeggio ai margini del porto, inaugurato nell’estate del 2012 e arricchito con oltre 145 opere che spaziano da murales a sculture, tra cui alcune “monumentali”, realizzate direttamente sui blocchi frangiflutto in travertino allineati lungo un rilassante percorso che supera il chilometro. Una porzione di museo, di storia, di racconti, d’arte, che viene vissuta da giovani, adulti e bambini che corrono, ammirano, scattano foto, godono del fresco e dell’affascinante panorama, ne discutono doti e virtù, riflettono, scommettono sul significato di quei dipinti e di quelle sculture che si trovano dove non ti aspetteresti. Ecco, portare la bellezza, la riflessione e l’arte al cittadino, non il contrario.

Una delle opere, dei murales, presenti al Molo Sud, nel bel passeggio del MAM (Museo d’Arte sul Mare)

Ma è altrettanto interessante, sebbene meno vicino alla movida familiare e giovanile del lungomare, il complesso del Museo del Mare nel mercato ittico, composto da quattro spettacolari “aree tematiche” racchiuse nell’Antiquarium Truentinum, nel Museo delle Anfore, nel Museo Ittico “Augusto Capriotti” e nel Museo della Civiltà Marinara delle Marche. Il percorso di visita, grazie all’Antiquarium, porta indietro nel tempo i visitatori con un’istantanea archeologica del territorio, mostrando manufatti delle diverse epoche storiche, quella della pietra o del ferro ad esempio, e le evoluzioni antropologiche e politiche come il vissuto dei romani o dei più antichi piceni. Personalmente sono rimasto colpito, anche per curiosità scientifica, dalla maestosa presenza delle anfore, nell’omonima sezione museale, che sembrano parlarci delle incredibili gesta di ciò che oggi chiameremmo “logistica“. Alcune, davvero gigantesche come il Dolium, tra i più grandi contenitori di terracotta del passato, usati per trasportare e conservare prodotti preziosi come vino e olio, ma anche granaglie e legumi. In questa sezione il visitatore vive, grazie ad una tridimensionale mappa stilizzata sul pavimento, ma anche con esplicativi pannelli didascalici, la ricchezza di un mare, il Mediterraneo appunto, in cui le navi affollavano rotte commerciali create per trasportare pellicce, derrate alimentari, statue, materiali da costruzione (pietre e tubi anche in piombo), molluschi, frutta (uva e datteri), decorazioni e ceramiche, arrivando perfino al trasporto di grossi animali da allevamento! Una vivacità commerciale, logistica e organizzativa che solitamente non crediamo possibile in un passato tanto remoto.

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Dolium in terracotta, uno dei più grandi contenitori per immagazzinare o trasportare le merci del “passato”

Altrettanto stupore suscita il Museo Ittico, un’esposizione nella quale si scopre una variegata fauna marina con pesci davvero strani e poco conosciuti. Pesci che appaiono cartoni animati o che richiamano addirittura personaggi storici. Non ci credete? Beh in questa collezione, oltre alla Bavosa occhiuta, al Granchio del cocco o al terrificante Lupo di mare, troverete il Vomer setapinnis, un pesce dell’Atlantico conosciuto in Italia anche con il nome di Pesce Mussolini!

Vomer Setapinnis, un pesce dell’Atlantico conosciuto da noi col nome di Pesce Mussolini. Riuscite ad indovinare il perchè?

Il percorso di questo film vivo, non solo per le collezioni ma anche per la salsedine e il calore che il visitatore sente sulla propria pelle, si chiude magistralmente con il fascino un po’ mesto della dura vita della gente di mare. Il Museo della civiltà marinara delle Marche è un filo di Arianna che trasporta tutti nelle tradizioni, nelle povertà, nei mestieri, nei sacrifici imposti dall’Adriatico, un mare particolare, una stretta lingua di blu in cui diverse culture euro-asiatiche hanno sviluppato nei millenni la propria storia. Affascinanti i temi trattati, tra cui “L’approdo negato“, che sviscera con pathos le più drammatiche tragedie del mare, quello sulla “letteratura di mare” e, ancor più, delle “donne di mare“, espressione di un necessario matriarcato sociale che guidava le famiglie dei tanti marinai sambenedettesi a lungo assenti per il faticoso lavoro sulle navi.

Un racconto, però, che non si ferma a queste esposizioni ma continua, valorizzando il cosiddetto Paese alto, il quartiere collinare di San Benedetto del Tronto, con la Pinacoteca del Mare e con la Villa Marittima, due perle che completano il quadro multicolore di una delle nostre più belle cittadine costiere.

Il mare non è solo spiaggia e ombrelloni, ma è soprattutto una cultura della riflessione, di ispirazione poetica, come pure del lavoro, del sacrificio e della bellezza, una eterea sostanza etica che vuole insegnare e incuriosire con le sue memorie. Andate a visitare i musei del mare. Se siete a San Benedetto del Tronto fatelo subito. Non ve ne pentirete.

Author Giuseppe Russo – Tutti i diritti riservati © settembre 2022 Riproduzione vietata

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