Rifiuti d’Italia. Facciamo il punto della situazione

Il 2018 è appena entrato a far parte delle nostre vite, delle nostre speranze e, legittimamente, anche delle nostre lamentele. Questo nuovo anno si preannuncia particolarmente  importante anche a causa del prossimo appuntamento elettorale del 4 marzo, data che preoccupa non pochi “attori istituzionali” e, ancor più, i cittadini italiani. In questa continua campagna elettorale, che oramai viviamo da anni, abbiamo purtroppo visto e sentito di tutto, e troppe volte sono state pubblicizzate nefandezze di ogni tipo per colpire territori e presunte “razze regionali”, forse, e a pensar male qualche volta si indovina, anche per fomentare luoghi comuni e speculare sulla pelle di alcuni territori per ottenere, in altre parti dello stivale, un ampio consenso elettorale. In particolar modo la questione ambientale, e della gestione dei rifiuti, si presta da anni a questi scopi. De facto la Campania, con Napoli città sempre additata, e la provincia di Caserta, nuovamente emblematico fanalino di coda delle statistiche nazionali, è stata trasformata nell’italico simbolo del degrado urbano, quello della monnezza. Tutti ricordano l’ultima eccezionale emergenza del 2010/2011, quando finimmo nei circuiti mediatici internazionali associati a parole quali “disgusting”, “epidemic” e “trash”, l’immondizia appunto, ma dopo anni si è finalmente compreso che la Campania era, ed è, solo la punta dell’iceberg, spesso addirittura capro espiatorio per nascondere sotto al tappeto le emergenze diffuse in altre parti d’Italia. Come detto in apertura, siamo già nel 2018 ma non ci siamo allontanati di tanto da quelle emergenze ecologiche e sanitarie che posero Napoli sul piedistallo dei cattivi, tanto che, quasi per una legge del contrappasso, oggi è proprio la capitale, Roma, a vivere una delle peggiori emergenze rifiuti della sua storia. L’attuale giunta combatte senza sosta per trovare risposte ad un problema che, oramai, è pronto ad esplodere in altri luoghi, o almeno in quelli che non hanno imparato dagli errori del passato. A questo punto va ricordata l’esperienza terribile di Milano, si proprio lei, la città da bere, quella decantata nel vecchio slogan pubblicitario degli anni ‘80, il capoluogo economico del Paese che si ritrovò sommersa dalla monnezza nel novembre del 1995. Di quella tremenda situazione, però, la città meneghina fece tesoro uscendo definitivamente dai problemi del ciclo dei rifiuti. Non tutto il nord è però libero da queste onerose questioni, tanto che negli ultimi anni la bellissima Liguria sta vivendo una condizione sostanzialmente emergenziale, se è vero che dal 2014 trasferisce grosse quantità di rifiuti in Piemonte e Toscana. La non lontanissima Umbria non se la passa meglio, ma ottiene un grosso aiuto dalla solidale Regione Marche, mentre l’Abruzzo è sotto torchio perché le sue discariche sono attenzionate, come quelle Toscane e della Basilicata, perché fuori norma o, in alcuni casi, in odor di criminalità. Scendendo, poi, incontriamo la regione regina delle vacanze nelle ultime stagioni: la Puglia. Ebbene, se le nostrane Maldive sono oramai un territorio da tutto esaurito, è pur vero che la situazione rifiuti sta sfuggendo di mano. Come hanno fatto notare anche alcuni leader politici e sindacali, sono circa 20 anni che la Puglia è in grosse difficoltà, e, per questo motivo, le campagne pugliesi pare siano sempre più inquinate da sversamenti illegali di semplici cittadini esasperati, come affermato recentemente anche dal Presidente della Coldiretti pugliese Gianni Cantele. Questa regione, nell’immaginario collettivo, è sempre associata all’inquinamento ambientale legato alla questione ILVA, cosa che oramai pare quasi di poco conto rispetto all’inquinamento diffuso nelle campagne di questo stupendo territorio. Certo la questione industriale, che spesso si dissocia, erroneamente, dal ciclo urbano dei rifiuti, è particolarmente gravoso in tante aree del nord, se è vero che a Brescia si trovano facilmente cartelli inquietanti nei giardini pubblici della zona sud (quartieri Primo Maggio e Chiesanuova), dove si legge che non ci si può buttare sull’erba dei giardinetti, che non si deve smuovere e giocare con la terra, né divertirsi con i fiori. Il pericolo? Diossina e residuati industriali ad alta tossicità e rischio reale di beccarsi un tumore in poco tempo. E se qualcuno ha dubbi su questa situazione, basta ricorda che il campo sportivo Calvesi, dove la famosissima atleta Sara Simeoni fece il record di salto in alto nel lontano 1978, è chiuso perché fortemente inquinato e, quindi, pericoloso per la salute pubblica. Non dimentichiamo poi che i problemi non si fermano alla sola saturazione dei siti di stoccaggio o, come detto, alle nefandezze degli smaltimenti industriali illegali, ma si arriva anche ad emergenze tutte nostrane, quelle burocratiche. La Provincia di Alessandria, ad esempio, alla fine del 2016 ha rischiato il blocco di tutte le discariche, insieme ad altre aree del Piemonte, per problemi di “assicurazione”! Si, questioni burocratiche pronte a trasformare la raccolta dei rifiuti in una vera emergenza ambientale con la chiusura di tutte le discariche fuori norma, sebbene non sature. L’inciviltà dei cittadini, inoltre, aiuta spessissimo, in negativo ovviamente, ed il caso delle strade sarde nel tratto Olbia-Nuoro, del 2015, è emblematico. Cumuli di rifiuti abbandonati sulla cosiddetta 131, una strada fondamentale trasformata in discarica per gli incivili abbandoni nelle aree di sosta. Troppi sacchetti o raccolta mal fatta dagli incaricati? Per nulla, visto che sull’asse stradale sardo vi si trovavano tranquillamente cumuli di immondizia tra cui anche materassi e suppellettili casalinghe! Un bel biglietto da visita per la regione nota per le sue spiagge incontaminate ed il mare da sogno. E allora, a conclusione di questo giro virtuale tra le nefandezze d’Italia, l’emergenza dei rifiuti è un problema tutto campano? E’ davvero Napoli la città della monnezza? E la provincia di Caserta è davvero l’unica ad essere Terra dei Fuochi e generare aumenti tragici della mortalità per cancro? Beh, fossi in voi, cari Lettori, inizierei a nutrire dubbi. In Italia il problema dei rifiuti è tanto grande quanto sostanzialmente poco pubblicizzato, tranne che per la Campania e, nell’ultimo periodo, per Roma. Ci sarà forse qualche motivo politico? A pensar male… la conoscete già questa frase!

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